Il Lodigiano si candida a diventare uno dei punti di riferimento a livello nazionale per l’agricoltura sociale, ovvero l’agricoltura che giova all’ambiente perché lo rispetta ma fa bene anche alle persone fragili che vengono coinvolte nelle attività operative. Lo dimostra la partecipazione di alcuni rappresentanti dell’Ufficio di Piano dell’Ambito di Lodi e della Rete di agricoltura sociale Convegno nazionale intitolato "Agricoltura sociale e lavoro nelle aree rurali fragili", che si è tenuto a fine marzo all’Urban Digital Center di Rovigo, promosso dalla Comunità di pratica ‘aree fragili’.

 

Nel corso dell’evento sono state illustrate le esperienze che arrivavano da comunità nazionali ed estere. Un ruolo di primo piano in questo senso è stato svolto dal Lodigiano, che ha presentato tre diverse esperienze. Gian Marco Locatelli, dell’Ufficio di Piano Ambito di Lodi, coordinatore della Rete di Agricoltura Sociale Lodigiana, ha raccontato la nascita ed il percorso della rete dal progetto “Rigenerare Valore Sociale – Welfare in Azione” di Fondazione Cariplo ad oggi, questa iniziativa ha portato a creare un collegamento forte tra le varie attività agri-sociali nate e finanziate proprio durante il progetto. Dalla Rete di Agricoltura Sociale sono nate esperienze come Sanfereorto a Lodi e L'Orto di Tutti a Codogno e ormai sono più che affermate.

 

La vera novità, però, è il progetto AgriCulture Sociali 3.0, che punta a valorizzare la rete esistente e ad ampliarla e persegue l’obiettivo di mitigare gli effetti economici della pandemia, che ha creato nuova povertà e vulnerabilità nel Lodigiano, promuovendo il settore dell’Agricoltura Sociale. A sostenere l’iniziativa sono Fondazione Cariplo, Intesa San Paolo e Fondazione Peppino Vismara che hanno messo a disposizione risorse per complessivi 363mila euro (incrementabili fino a 543mila).

Un video raccnta il percorso di co-progettazione: https://www.youtube.com/watch?v=u6JuUbgfqt4